Pasqua, questa nostra grande festa in cui celebriamo la morte di Gesù e la sua risurrezione, ma anche il dono della vita per amore. Sì, perché il protagonista della Pasqua è una libertà, quella di Gesù, che si consegna fino in fondo per amore. Gesù si lascia uccidere per amore nostro, anche mio, tuo. È questo dono d’amore, che vince la morte e sprigiona la vita nuova della risurrezione. La risurrezione non è una teoria, ma una persona: Gesù. Gesù che, accettando e non sfuggendo la croce, dice al Padre e a tutti gli uomini: io sono stato, sono e per l’eternità sarò per l’amore e la vita. «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
Ma qualcuno potrebbe obiettare: ma perché allora succedono certe tragedie? Perché nel mondo c’è tanta sofferenza? O più radicalmente: perché Gesù non ha tolto la morte? Questo non lo so! Però so quello che Gesù ha fatto di fronte alla morte di un amico e alla sofferenza delle sue sorelle (cf Gv 11, 1-54).
- Gesù vive l’amicizia fino in fondo. L’amicizia non è risolvere i problemi, ma essere presente nel momento della prova. È in questi momenti che si vede l’amico. Prima potevi anche fingere, ma ora no: di chi sono amico e come? Gesù non dice molto a Marta e Maria, ma c’è.
-Gesù condivide il dolore delle due sorelle. Il vangelo dice che Gesù vedendo piangere Marta e Maria piange anche lui. Amicizia è farsi ferire dal dolore degli amici sofferenti. Non posso toglierti il dolore, ma posso condividerlo, soffrire con te.
-È solo a questo punto, dopo aver vissuto l’amicizia e condiviso il dolore, che si pone la domanda sulla risurrezione. Gesù dice a Marta e Maria: «Io sono la risurrezione e la vita. Se anche uno muore, vivrà». La morte fisica rimane. Gesù non l’ha tolta, perché non è quella il problema. Il problema è come si vive. «Chi crede e vive in me, anche se muore vivrà. Credi tu questo? Io credo Signore».
Credere nella risurrezione è credere che Gesù – mio amico – mi possa aiutare a non avere paura della morte, perché prima mi ha aiutato a vivere bene, perché prima mi ha aiutato a dare senso alla mia vita. Costruiamo legami di amicizia con Gesù, perché nel momento della morte – e a maggior ragione in tutti gli altri momenti e situazioni della vita - possiamo dire che crediamo nella risurrezione, che ci fidiamo di Gesù.
Non è forse questo che ci ha immediatamente colpito in Papa Francesco? Un uomo, un vescovo che si fida veramente di Gesù, tanto da “snobbare” il potere e derivati inerenti alla sua carica. Un Papa vicino alla gente, ai poveri, proprio come Gesù. E questo è un segno della Pasqua. È un segno che dice che veramente Gesù sta guidando la sua chiesa. Come sta guidando la nostra piccola comunità. Perché piccoli e semplici segni sono presenti anche tra di noi. Penso ad esempio a quelle coppie che credono ancora alla bellezza di un amore nel Signore e si stanno preparando al matrimonio; penso ai ragazzi del dopo cresima, agli adolescenti, ai giovani che desiderano confrontarsi in amicizia su quelle profonde domande che nascono nel loro cuore e che trovano educatori disponibili ad ascoltarli; penso a tutte quelle forme di volontariato, di assistenza e vicinanza ai malati e agli anziani, di animazione e di servizio alla comunità. Dove c’è il dono del proprio tempo, dei propri talenti per gli altri (penso anche alle tante nonne e nonni che curano i nipoti) lì c’è Gesù risorto, anche se uno non ci pensa.
D’altronde il grande segno della risurrezione lo celebriamo, magari senza saperlo, ogni domenica: è l’eucaristia. Essa ci plasma con pazienza e misericordia, costruendo in noi un cuore e una comunità eucaristici, uomini e donne amanti della vita donata.
Santa Pasqua a visit site tutti
P. Graziano